lunedì 24 gennaio 2011

2 de Fevereiro: artista brasileira Flaminia Mantegazza na galeria IPSAR

Il Rettore dell’Istituto Portoghese di Sant’Antonio in Roma
Mons. Agostinho da Costa Borges

sotto l’alto patrocinio di S. E. l’Ambasciatore del Portogallo Presso la Santa Sede
Dott. Manuel Tomás Fernandes Pereira

In collaborazione con l'Ambasciata del Brasile presso lo Stato Italiano

ha il piacere di invitare la S.V.
all’inaugurazione della mostra personale di

Flaminia Mantegazza

che avrà luogo il 2 febbraio 2011 alle ore 18.30


La mostra rimarrà aperta fino al 13 febbraio 2011
dal mercoledì alla domenica, dalle ore 16.00 alle ore 19.00

Ingresso libero

Galleria d’Arte dell’Istituto Portoghese di Sant’Antonio in Roma
Via dei Portoghesi, 6 - I-00186 Roma

www.ipsar.org
appuntammenti@ipsar.org


Flaminia Mantegazza . Códigos genéticos

Esistono caratteri discontinui all'origine di ogni sequenza. Di ogni ordine. Luoghi in cui qualsiasi interferenza rispetto allo stato di omogeneità comincia ad apparire a sua volta alterata, senza regola e senza confine visibile rispetto agli assiomi di circostanza. Noi come esseri naturali non avremmo alcun modo di apprendere nulla sulla materia degli eventi, né su ciò che di essa la teoria ci rende possibile sapere. Ma grazie alla memoria possiamo vantare il ruolo di lettori della realtà umana, aiutati persino dal nostro inevitabile processo di dimenticanza. Non è stata infatti la scienza, per prima, a separarci intimamente dall'immediatezza, presunta o reale, dell'esperienza della natura e dei suoi avventi. Ma è stata la nostra pretesa di auto-proclamarci lettori del libro della natura, provando gratificazione nell'assegnare senso là dove l'intreccio di oblio e ricordo concederebbe almeno un'attenuazione della mediatezza. A fronte di una sempre maggiore sovrapposizione, di un'adiacenza del sapere al vero centro del mondo.

Ma quel che si deve poter scoprire ancora una volta, deve essere prima di tutto dimenticato. Così anche la capacità di poter studiare e riprodurre persino i più evidenti fenomeni di natura, come i colori e i loro influssi, è legata all'immenso distacco da ogni rapporto immediato con la natura, al di fuori del quale l'evoluzione organica e culturale ha condotto l'uomo di oggi. Come contemporanei siamo in un certo senso ciechi di fronte alla metaforica della leggibilità, amando allontanare ciò che costituisce lo spirito del tempo, benché esso ci domini.
Eppure, nelle nostre cellule, nella definizione dei codici genetici la sostanza ereditaria della materia vivente e il potenziale completo dello sviluppo futuro di un organismo può venire compreso e registrato proprio come un'eccezione modulabile. Un capitolo centrale nel libro della natura. All'interno dei cromosomi del nucleo cellulare, infatti, ogni forma possiede le capacità conservatrici di un testo scritto in codice. Per antenati e per discendenti.

Questo riferimento ad una grande tradizione metaforica viene suggerito da una modificazione del rapporto antitetico tra natura e rappresentazione dei fenomeni di natura. Il superamento di questo tipo di dialettica è dovuto alla fusione delle due diverse prospettive congiunte nella fisionomia del logos biologico e poi svelate nella trascrizione del genoma.
Quel che distingue la tradizione di un linguaggio cifrato di natura è la duplice ipotesi che nessuno voglia comunicare qualcosa, ma anche che nessuno voglia nascondere qualcosa. Ogni documento antico, ad esempio, potrebbe essere considerato sia un relitto, non intenzionalmente affidato ai posteri, sia un non-monumento. Una traccia la cui circostanza enigmatica si fonda su condizioni che non hanno mai costituito un volere umano, seppur dipendenti fatalmente dal volere del tempo. Attraverso il modello molecolare di un gene non è più concepibile che il codice in miniatura della vita venga esattamente a corrispondere ad un complicatissimo e specificato piano di sviluppo temporale; un lascito che in qualche modo contenga, in sé, i mezzi della propria origine e della successiva realizzazione.

Nell'orma fenomenologica dei lavori di Flaminia Mantegazza la metafora organica di una leggibilità è data dal grado in cui ogni composizione possa venir tanto disturbata quanto tradotta secondo precisi codici di lettura. Settori ordinati e originari che compaiono senza modularità, infrazioni e innesti che casualmente illuminano le peculiari funzioni dell'apparato genetico, tra l'orizzonte senza prospettiva e la linearità verticale di una marcata dimensione artistica. I tableaux en faisant dell'artista agli occhi diventano luce che guarda e che accompagna qualsiasi fenomeno di trascrizione e di fusione direttamente connessi al registro scopico.

La serie di lavori proposta nel percorso allestitivo di Códigos genéticos segue un arco compositivo di sette anni. Dal 2003 al 2010 emerge una periodica formale dell'artista caratterizzata dall'insistenza su alcuni aspetti e riti della dematerializzazione. Códigos genéticos ideata come una sequenza compartimentale di cromosomi (dal greco, parola composta da chroma e soma, cioè corpo del colore), mette in mostra processi plastico-pittorici come mitosi e meiosi; assumendo l'informazione genica del colore secondo combinazioni e caratteri dalla rilevanza ereditaria.

In questi dipinti esondanti, la nozione di arte totale o arte conclusiva non resta mai vittima di strategie concettuali, ma viene reinterpretata sotto forma di descrizione immanente, di intervento unico. Profondità di superficie in equilibrio tra la destinazione pittorica e il paesaggio dell'altorilievo. Cambiamenti di ritmo e di limiti strutturali degli elementi assemblati sono fattori intrinseci per questi lavori. Segni conformi della potenza di passaggi inviolabili rispetto a qualsiasi circostanza esterna. Impressioni non coniate né da logiche di mercato né tanto meno dall'industria della cultura.

Accanto alla molteplicità di crescenti modifiche di stile, per Flaminia Mantegazza, si nasconde il risultato di una propria ricerca, sintomo di uno sviluppo del ritorno; rientro al tradizionale ambito della pittura e delle sue astrazioni multiformi. Nel DNA di questi lavori si fonde il linguaggio minimale frutto di un concetto, un pensiero che lascia spazio all'immagine per fare emergerne il suo indelebile a priori.
Guardando ogni sezione compositiva si intuisce come i lavori esposti a parete si rivolgano al passare del tempo, momento di passaggio in cui qualsiasi ipotesi di riproducibilità si sgancia dall'oggetto di partenza e simula qualcosa d'altro.Convertendo le logiche della connotazione. Flaminia Mantegazza per non perdere né il principio né la fine dell'idea, imprime nella cellulosa la trasformazione delle proprie mani, rendendole terminazioni invariabili. Reti che catturano la realtà sotto forma di frammento. Di grana. Di mosaico a tuttotondo inventato per spezzare moti, onde e variazioni sopra la tela liscia.

Catene come interiora bianche, geometrie ad incastro di Burle Marx, nidi di miele e precise asimmetrie retrostanti divaricano le possibilità bidimensionali dei loro supporti, mischiando la memoria al suo contrario. Il fine qui è indicare un processo che interpreta i codici della nascita creativa, rilevandone presenze legate gli effetti del linguaggio visivo. In un mondo saturo, ricco di segni polivalenti e di continui cambi di significato, l'astrazione materica dell'artista brasiliana sembra essere un modello estetico adatto a contenere e dunque a far sopravvivere la sostanza di testamenti organici. Scritture morfologicamente non finite, poiché dettate dall'abilità di lavorare per impressioni. Supporti originati dalla chiarezza di una forte direzione frontale e dalle combinazioni di diverse componenti di spessore. Pieni e vuoti cifrati. Forme minimali che bilanciano perdite e espansioni di masse, tracciando una postura genetica. Discendenza senza tempo di una densità spaziale.

dicembre 2010, Ginevra Bria



PROFILO DELL'ARTISTA


BIOGRAFIA
Flaminia Mantegazza, Rio de Janeiro, 1955. Vive e lavora a Roma dagli anni Novanta. A Rio de Janeiro si è diplomata alla scuola di Arti Visive di Parque Lage, con João Magalhães. In Italia, ha frequentato la scuola di Arti Ornamentali del comune di Roma e la scuola atelier di Alberto Parres. Laureata in Economia alla Facoltà di Gama Filho e in Storia all’Università Federale di Rio de Janeiro, ha poi conseguito un master in sviluppo economico presso l’ISVE di Napoli e una specializzazione presso l’IRI a Roma.

MOSTRE SCELTE

2009
Roma _ forbice sasso carta II
Roma – cenario para a peça de teatro escrita por Gabriele Marcello, “dentro il tuo silenzio”
Lecce – palazzo di traviano – bienale mediterranea
Roma – forbice sasso carta

2008
Roma - mostra con asta per beneficenza per la Tanzania progetto “ mama onlus”
Roma - telethon – gruppo bnl paribas – agenzia del pantheon
Roma -nuovi lavori
Roma - ti riciclo in arte – fonderia del arte

2007
Roma - telethon – bnl paribas – agenzia del pantheon
Viterbo – Capranica - without – senza titolo
Reggio Emilia - fiera dell’arte
Roma - atelier de farro
Roma - metamorfhoseon – neoartgallery
Istambul - xvI fiera di arte contemporanea di istambul
Roma - immaginare l’impossibile. perfetamente impossibile-neoartgalley

2005
Milano - galleria terzo millennio
Torino – Chieri - versus xi imbiancheria del viarjo

2004
Parigi - atelier de farro
Milano - tendenze dell’arte brasiliana in italia – atelier de farro
Milano - ibrit istituto per la cultura brasile italia
Roma - parco di villa mattei di villa celimontana

2003
Roma - armonia della materia - atelier de farro


http://www.flaminiamantegazza.com/

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