venerdì 28 novembre 2014

Urogallo pubblica “366 Buoni Motivi per conoscere il Portogallo e imparare il portoghese”

IN http://www.roma.embaixadaportugal.mne.pt/it/l-ambasciata/notizie/450-urogallo-pubblica-366-buoni-motivi-per-conoscere-il-portogallo-e-imparare-il-portoghese.html

"366 Buoni Motivi per conoscere il Portogallo e imparare il portoghese tra Falsi Amici, Idiomatismi, Gergo e attraverso Storia, Arte, Letteratura, Musica, Gastronomia e Personaggi Famosi": un viaggio divertente che va dalla storia del Portogallo alla cucina e pasticceria, passando per la letteratura, l’arte e le vicende economico-politiche del paese.

Anabela Ferreira è ricercatrice presso l'Università di Bologna, nella sede di Forlì, dove da anni insegna Lingua e Cultura portoghese.

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Scheda libro

Anabela Ferreira
366 Buoni Motivi per conoscere il Portogallo e imparare il portoghese
isbn: 978-88-97365-23-5
192 pp. | 13,00 €
2014

Il libro

Si tratta di un nuovo viaggio, arti­colato e divertente tra storia e storie, tra affascinanti memorie e squarci sui personaggi più recenti che, in tanti, hanno superato le frontiere e portato fantasia e memoria al lettore di ogni latitudine, ma che non dimentica di soddisfare le curiosità che una lingua così ricca suscita in tutti quelli che scelgano di studiarla.

"366 Buoni Motivi per conoscere il Portogallo e imparare il portoghese tra Falsi Amici, Idiomatismi, Gergo e attraverso Storia, Arte, Letteratura, Musica, Gastronomia e Personaggi Famosi" è un insieme di sollecitazioni che vanno dalla storia portoghese alla cucina e alla pasticce­ria, passando per la letteratura, l’arte e le vicende economico-politiche del paese, fornendo un quadro che corrisponde a un bagaglio di conoscenze non sempre posseduto dagli studenti di lingua e letteratura portoghese alla fine del loro percorso di studi.

La sezione Alcune date importanti da ricordare, posta all’inizio del volume, da sola costituisce un va­lido canovaccio di lavoro per iniziare lo studio della storia portoghese, soffermandosi sulle date più im­portanti della storia nazionale. Inoltre, la pubblicazione contiene un capitolo dedicato ai Falsi Amici tra il portoghese e l'italiano e un Breve dizionario gergale Alfacinha-Italiano farcito di modi di dire, male parole ed espressioni popolari esclusivi della capitale portoghese, ma che costituisce un vero e valido strumento per affronta­re la lingua parlata nelle strade delle città portoghesi al giorno d’oggi.

L'autrice

Anabela Ferreira, nata a Lisbona e dal 1990 residente a Forlì, è ricercatrice presso l'Università di Bologna, nella sede di Forlì, dove da anni insegna la lingua e cultura portoghese.

É responsabile del centro per la certificazione internazionale della lingua portoghese (PLE) a Forlì, è direttrice della Pequena Biblioteca de Português sempre con sede a Forlì e che ha fondato da poco, fa parte del consiglio consultivo della SHIP - Sociedade Histórica da Independência de Portugal della Delegazione di Torino, è membro della Sociedade de Geografia de Lisboa, ed è accademica della Accademia dei Benigni di Bertinoro.

É autrice di tre dizionari in portoghese e in italiano pubblicati per la casa editrice Zanichelli (Bologna), di un corso di lingua portoghese in cd rom Navegando, (ed. Clueb, Bologna), conta all'attivo di numerose traduzioni di testi di storia, architettura, teatro (Almeida Garrett e Sophia de Mello Breyner Andresen), poesia (includendo la poesia femminile, in dialetto romagnolo, lusitana, brasiliana e africana), e di gastronomia con la pubblicazione in portoghese dell'opera di Pellegrino Artusi,“ La scienza in cucina e l´Arte di mangiar bene”.

Collabora in diverse riviste italiane e portoghesi dove ha pubblicato svariati articoli di carattere letterario, linguistico, culturale e gastronomico.

Per Urogallo ha curato il volume "Cioccolato. Sei storie da leccarsi le dita", e la Collana Urogallo.Bilingue.

La lingua portoghese diventa materia di insegnamento nelle scuole italiane

Mariagrazia Russo

La lingua portoghese è stata inclusa nelle tabelle ministeriali come disciplina che potrà essere insegnata nelle scuole italiane, attraverso un processo di selezione per frequentare un corso di preparazione per l'insegnamento del portoghese come lingua straniera in Italia.

Questa integrazione (Codice AF46), che ha caratterizzato il particolare impegno del docente, Professoressa Mariagrazia Russo dell’”Università della Tuscia” di Viterbo, è fissato per decreto: MIUR - Ministero della Ricerca e dell'Istruzione dell'Università - AOOUFGAB - Ufficio del Gabinetto REGISTRAZIONE decreti Prot. n. 0000312 - 2014/05/16 - REGISTRAZIONE.

Per la formazione degli insegnanti in questa nuova area, sono stati scelti due poli, la Libera Università degli Studi “S. Pio V” di Roma e l'Università Ca 'Foscari di Venezia.

“Appuntamento con Tabucchi, sostiene Pereira…” TEATRO BELLI Domenica 30 Novembre 2014 ore 21

IN http://www.roma.embaixadaportugal.mne.pt/it/l-ambasciata/notizie/461-appuntamento-con-tabucchi-sostiene-pereira-teatro-belli-domenica-30-novembre-2014-ore-21.html


 “Appuntamento con Tabucchi, sostiene Pereira…”

TEATRO BELLI

 Domenica 30 Novembre 2014  ore 21

a cura di Teresa Pedroni

con Massimo Popolizio

La serata vuole essere un appuntamento con il grande scrittore Antonio Tabucchi, una
maniera per stare insieme a lui, ricordarlo e godere ancora della sua compagnia. Una
Serata per riascoltare i suoi racconti, la sua letteratura sapiente e illuminata. In
occasione del 20esimo anno dell’uscita del romanzo Sostiene Pereira la Compagnia
che nel 2005 ha messo in scena il testo al Teatro Carignano di Torino e poi in tournée
per l’Italia, evocherà alcune scene del romanzo con gli attori accompagnati dalle
immagini del video dello spettacolo. Massimo Popolizio renderà omaggio allo
scrittore recitando dei brani tratti dall’opera postuma “Per Isabel. Un mandala”. Nel
corso della serata verrà proiettato un filmato intervista di Antonio Tabucchi
sull’ideazione del romanzo “Sostiene Pereira”. La Compagnia con questo nuovo
progetto torna a ricordare l’incontro artistico fondamentale con Antonio Tabucchi
alla cui opera ha dedicato gran parte della sua attività producendo diversi spettacoli
ispirati ai suoi romanzi.

“Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa” di Antonio Tabucchi - Museo di Roma - Palazzo Braschi Salone d’Onore 29 novembre ore 21

IN http://www.roma.embaixadaportugal.mne.pt/it/l-ambasciata/notizie/460-gli-ultimi-tre-giorni-di-fernando-pessoa-di-antonio-tabucchi-museo-di-roma-palazzo-braschi-salone-d-onore-29-novembre-ore-21.html

(illustrazione di FABIO SIRONI)

Museo di Roma - Palazzo Braschi

Salone d’Onore

29 novembre ore 21

“Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa”

di Antonio Tabucchi con Massimo Popolizio Gianluigi Fogacci 

Adattamento teatrale e cure registiche di Teresa Pedroni

Isabella Mangani voce - Felice Zaccheo chitarra portoghese e classica

Organizzazione generale Loredana Sottile 

Compagnia Diritto e Rovescio

con il Patrocinio dell’Ambasciata del Portogallo in Italia, dell’Ambasciata del Portogallo presso la Santa Sede e Camões, Instituto da Cooperação e da Língua – Portugal


Lo spettacolo nasce come omaggio al grande scrittore Antonio Tabucchi da poco scomparso. La
scelta della messa in scena di questo racconto,immaginario e insieme biografico nel quale Antonio
Tabucchi, con tenerezza e passione, descrive la morte di uno dei più grandi scrittori del Novecento
della cui opera lui stesso si è occupato lungamente,traducendola e diffondendola nel mondo, ci è
sembrato un modo per dialogare ancora con lui e continuare a narrare in teatro il suo magico e
irripetibile narrare… Il testo ripercorre gli ultimi tre giorni di agonia di Fernando Pessoa. Nel
novembre 1935 Fernando António Nogueira Pessoa si trova nel suo letto di morte all’ospedale di
São Luís dos Fanceses e come in un delirio, il grande poeta portoghese riceve i suoi eteronomi, i
suoi personaggi letterari (Álvaro de Campos, Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Bernando Soares,
António Mora), parla con loro,elabora conflitti ancora aperti, detta le sue ultime volontà, dialoga
con i fantasmi da lui stesso creati che l’hanno accompagnato per tutta la sua vita. Sarà l’attore
Massimo Popolizio, nei panni dello stesso Pessoa, ad incontrare i vari eteronimi - interpretati da
Gianluigi Fogacci - e in questi appuntamenti come per magia tornerà a tratti anche ad incarnarli, a
ripetere le loro parole, i loro gesti, in un'atmosfera sospesa e inquietante. Si assiste così alle varie
trasformazioni di Pessoa come ad un rituale di congedo definitivo dai suoi personaggi e quindi
anche dalla vita. Lo accompagnano in questo percorso struggente la voce della giovane cantante di
Fado Isabella Mangani e la chitarra portoghese di Felice Zaccheo.
Un addio alla letteratura e alla vita che negli artisti somiglia in maniera impressionante alla vita
vera… forse è la vita vera.
Teresa Pedroni 

João Aboim in fuoco...

Il nostro amico e virtuoso pianista João Aboim - presente l'estate scorsa alla Filarmonica Romana nel giorno del Portogallo - fa successo ora a Londra appiccando fuoco al pianoforte!...

AUGURI, João!


Marlborough Contemporary is pleased to present an exhibition of new works by leading internationally acclaimed Portuguese artist João Onofre.

At the centre of the exhibition will be Onofre’s new film Tacet - a reinterpretation of experimental composer John Cage’s iconic ‘silent’ work, 4’33’’. Cage originally composed 4’33’’ in 1952 to be interpreted by any combination of instruments, but with instructions for the performers not to play throughout the four minutes and thirty-three seconds of the score. The ambient sounds occurring in the space during this time become part of the piece.

The Latin term ‘tacet’, after which the film is named, is the sole instruction in Cage’s musical score, meaning ‘it is silent’. As in Cage’s piece, the beginning of Onofre’s film is marked by the performer's entrance and the pianist João Aboim closing the piano lid. However, in a divergence from Cage’s instruction, the pianist sets the piano alight.The gradually building fire becomes the dominant sound and a startling image in contrast to the classical scene. (...)



João Onofre inaugurou, a 18 de novembro, na galeria Marlborough Contemporary, em Londres, a exposição individual Tacet. A mostra reúne uma série de trabalhos inéditos do artista, com destaque para apresentação do vídeo Tacet, que lhe dá nome e é inspirado pela icónica peça silenciosa 4’33” do compositor norte-americano John Cage.

Tacet é uma palavra do latim que significa “estar em  silêncio”, o novo filme de João Onofre traduz o ponto de partida para a reinterpretação da obra do compositor John Cage, que compôs 4’33” para qualquer tipo ou combinação de instrumentos musicais, mas com instruções precisas para que o seu intérprete ou intérpretes não tocassem durante os seus quatro minutos e trinta e três segundos de duração. O som que se ouve no próprio espaço de atuação ao longo do tempo pré-determinado por Cage torna-se, assim, parte integrante da composição.

O vídeo Tacet é protagonizado pelo pianista João Aboim que assinala o início da sua interpretação de 4’33” pelo fechar da tampa do teclado do piano. Porém, antes de começar a performance da obra de Cage, Aboim entra em cena e prepara o piano com fogo. A propagação do fogo pelo instrumento resulta num crepitar acentuado das chamas, cujo som invade de forma crescente o tempo da composição, bem como o espaço da ação, em contraste vibrante com o cenário clássico que é apresentado.


martedì 25 novembre 2014

Gianfranco Lelj evoca Maria Grazia Ceccaroni Morotti


Maria Grazia Ceccaroni Morotti Cambi Voglia
2.5.1924 - 21.11.2014


Disegnava instancabilmente.
Nei suoi piccoli block-notes che uscivano, segretamente, dalla sua borsa, ovunque, o in una sala da concerto, o in una chiesa, o in un salotto, e da quelle mani venivano fuori, con tratti singolari, personalissimi, figure e situazioni di una freschezza e di una verità incontestabili.
Spesso veniva, la sua arte, fraintesa, contestata, a volte, purtroppo, derisa, ma sono opinioni mediocri da ignorare, perché il suo disegnare, il suo dipingere era aspro e poco incline all’adulazione, ma mai cattivo.
Guardavo quei suoi fogli ammirato e lei smorzava questo mio entusiasmo dicendo “sono appunti, scarabocchi, che, non so se, poi, svilupperò su tela. Impressioni a cui non posso sottrarmi”.
ECCO, QUESTA ERA MARIA GRAZIA,
che pur sapendo di essere un’artista, non ne faceva mai sfoggio, anzi sembrava, quasi, nascondersi, celarsi.

Lei lodava, sempre, lo zio Rodolfo, il grande ceramista, o si accendeva per le opere di suo fratello Piero, ma mai aveva parole sulle sue opere.

Me le mostrava, sapendo che io le amavo, solo per dirmi “Ho lavorato tanto, o poco, quest’inverno, a Roma”.
Mi piaceva ogni anno, in estate, andarla a trovare, nella sua accogliente casa, a Recanati; era un appuntamento al quale non volevo mancare mai.
Mi accoglieva festosa, prodigiosamente giovane nell’aspetto; il tempo sembrava fermarsi davanti a lei intimorito dalla sua vibrante, ironica, intelligente personalità.
”Sono fatta così, non posso essere altrimenti”.

Era un personaggio; la sua indole saltava fuori, imperiosa, ovunque fosse e chiunque incontrasse.

La si ascoltava con gioia, arricchendosi, e lei sapeva ascoltare, con attenzione, consigliando, aiutando, in qualsiasi momento.

Generosa si donava agli altri, soprattutto a quelli che amava, primi fra tutti, Cesare, il marito gentile, Giacomo, figlio adorato e sempre presente.
Non riusciva a parlare male del prossimo, pur vedendo tutte le sue miserie, scoprendo, sempre, un aspetto positivo, in personaggi che di positivo avevano ben poco.
Sento che non ci ha lasciati e non ci lascerà mai, perché ogni volta che guarderemo un suo quadro, un suo disegno, un suo raro paesaggio, salterà fuori questa donna, questa grande signora, che usando matita e pennello, ci fa partecipi di quel suo mondo, che è anche il nostro mondo, che, con tutti i suoi difetti, lei profondamente amava, e, oggi, per sempre, c’invita ad amare, perché è la REALTA’ che non si può evitare, ma solo capire e vivere, come lei meravigliosamente, sapeva capire e vivere.

Grazie mia cara, indimenticabile AMICA.

Gianfranco Lelj


GIANFRANCO LELJ è nato a L'Aquila, ma è cresciuto a Bologna. Dopo essersi laureato in lettere moderne, insegna, presso la cattedra di filosofia moderna, Storia del Cinema per quattro anni nell'Università della sua città . La sua passione per il cinema lo porta alla fotografia come mezzo di avvicinamento per la settima arte. Dopo alcuni splendidi ritratti del soprano bulgaro Raina Kabaivanska, fa conoscenza con il regista Mauro Bolognini che, colpito da tali foto, lo scrittura come fotografo di scena per il suo film Fatti di gente per bene con Catherine Deneuve. L'eccellente risultato attira l'attenzione di Luchino Visconti, massimo regista europeo a quei tempi, che chiama Lelj a Roma per seguire la lavorazione del suo film L'innocente tratto da D'Annunzio.
IN http://www.lelj.net/

sabato 22 novembre 2014

MARIA GRAZIA CECCARONI MOROTTI

Marchesa
Maria Grazia Ceccaroni Morotti Cambi Voglia
ved. Maliani

(2.5.1924 - 21.11.2014)

È scomparsa ieri mattina, nella sua casa a Roma, avendo accanto tutti i suoi cari, Maria Grazia Ceccaroni, pittrice romana nata a Foligno nel 1924, da una famiglia aristocratica di artisti marchigiani.

Le esequie nella Chiesa di Santa Maria Maddalena, piazza della Maddalena, Roma, lunedì 24 Novembre alle ore 9.00, la Benedizione nel Cimitero di Recanati.

Maria Grazia ha riempito con la gioia, l’ironia, l’immensa acuta intelligenza con cui osservava e viveva la vita, Via dei Portoghesi l’anno scorso - quando, in coincidenza con il suo 89º compleanno, si è inaugurata nella galleria dell’Istituto Portoghese di Santo Antonio in Roma - spazio istituzionale legato all’Ambasciata del Portogallo presso la Santa Sede - la sua prima mostra personale (foto sopra)

Dato che l’emozione di questo momento non ci permette di essere più fluenti nelle parole, riproduciamo qui l’intervista fatta per il catalogo della mostra “Cronache ad Olio”, curata dal Prof. Andrea Romoli Barberini:


Maria Grazia, quale è la molla che ti spinge a dipingere?
Io penso che ci sia un forte desiderio di osservare ciò che mi circonda e le persone che incontro. Ciò produce un’ emozione che vorrei fermare.

E allora è qui che esce fuori il taccuino?
Si. Il carnet, la lastra di zinco, un cartoncino, ogni supporto è utile per prendere l’appunto, fermare l’idea. È un po’ come stenografare.

Dopo dipingi il quadro?
L’olio per me è la più benedetta delle unzioni, è un’ occasione per immergersi nel colore, scivolarci su, godere dello slalom, e qui, a volte, la scivolata non sa fermarsi al tempo giusto. (“Fermati ! ”, mi consiglia il mio amico pittore Mario Verolini). Continuare a scavare è più forte di me, mi è molto difficile dominare l’accavallarsi delle immagini!

E quali sono i luoghi dove trovi più ispirazione?
Privilegio luoghi ove ho più tempo per osservare: riunioni familiari (infatti ho dipinto molte zie...), salotti, sale di conferenze e anche sale da concerto. Certo, che per avvicinarsi col pennello alla musica ci vuole un bel coraggio, anche solo per riprodurre il violino o le canne dell’organo! E allora quando vado al concerto comincio con l’osservare la gente in sala, mi immedesimo con loro nell’aspettativa. Le luci vengono accese , e purtroppo troppo presto spente , entrano gli orchestrali. Alzo gli occhi verso il palco (ho, come sai, un posto in prima fila...) e guardo le gambe del direttore d’orchestra, i leggii e allora comincia la musica: la padrona assoluta.
Scarabocchiare al buio è una gran gioia.

Perché non avevi ancora fatto una mostra?
Non lo so, forse uno sbagliato istinto di protezione. Comunque, anche se tardi sono uscita fuori...

(intervista fatta da Francisco de Almeida Dias, dal catalogo)

lunedì 17 novembre 2014

Sette anni di "Via dei Portoghesi"


Ero indeciso se scrivere questo piccolo testo, con cui ho voluto segnalare la data del settimo anniversario del blog Via dei Portoghesi, in italiano o in portoghese. La decisione di farlo in italiano è legata al fatto che il blog è nato in Italia - porta il nome di una via del centro della capitale italiana - e si dirige ad un pubblico LUSOFILO, si, ma non esclusivamente lusofono.

Il mio nome non è mai comparso direttamente in questi sette anni e rarissime sono le fotografie pubblicate in cui sono presente. Questo un po’ per timidezza, un po’ per umiltà, ma sopratutto perché non si trattava di uno spazio personale, bensì del desiderio di creare una comunità virtuale di persone interessate al Portogallo e alla cultura di espressione portoghese.



Mi sembra però il tempo di farlo ed eccomi qui per quelli che non mi conoscono: sono Francisco de Almeida Dias. Dal 2007 al 2013 sono stato Cultore della Materia nella Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Roma Tre e da circa 12 anni collaboro con l’Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma. Ho contattato direttamente con chi mi ha voluto scrivere all’indirizzo e-mail presente nel blog: viadeiportoghesi@yahoo.it

Sette anni fa questo blog nasceva con la notizia della conferenza "Tradizione, traduzione e innovazione" che il Professore Giuseppe Tavani ha tenuto a Roma Tre.
Per questo permettete che lo salutiamo in modo particolare e molto cordiale in questo giorno - e naturalmente anche sua moglie, la nostra carissima Professoressa Giulia Lanciani, che, come tutti sappiamo, è uno dei nomi più importanti degli studi lusitanistici in tutto il mondo.


Nel maggio del 2010 il nostro blog è stato anche notizia in Portogallo: il giornalista Octávio Carmo, dell’agenzia “Ecclesia” ha pubblicato su di noi l’articolo “Itália: lusófilos e lusitanistas na rua dos portugueses”

Abbiamo dato spazio a tutti coloro che hanno voluto collaborare, pubblicando le notizie che ci inviavano e che aiutavano a legare Portogallo e Italia con il filo rosso della cultura e dell’amicizia. Una parola particolare di ringraziamento agli studenti di Portoghese dell’Università e dell’IPSAR che hanno permesso di pubblicare i loro testi nelle nostre pagine.

Sono state in totale e fino adesso 1457 testi e circa di 244510 visualizzazioni fino a stamattina. Ringraziamo anche di cuore i nostri 21 “seguidores” che hanno voluto legarsi più strettamente a quanto andavamo pubblicando con un ritmo il più regolare che ci è stato possibile. Vorrei anche fare una menzione speciale alla mia collega e amica Patrícia Ferreira, Lettrice di Portoghese all’Università degli Studi La Sapienza e all’Istituto Portoghese, che negli ultimi mesi mi ha aiutato in questo lavoro.

Ci auguriamo di continuare ancora per molto tempo ad esistere come spazio di interesse per un pubblico sempre più vasto.
Vi salutiamo a tutti con molta amicizia.

Francisco de Almeida Dias

Roma, 17 novembre 2014

mercoledì 12 novembre 2014

La parola allo studente: Dori D'Amato - "Viagem a Ilhas de encantar: Cabo Verde"

Desta vez foi a aluna Dori D'Amato (nível 3) que partilhou connosco a sua composição. A Via dei Portoghesi agradece, Dori!






Gostaria de voltar pela Terceira vez a Cabo Verde. Já tive a possibilidade de visitar algumas das suas ilhas mas ainda falta a restante parte do arquipélago, que é, para mim, um dos lugares mais lindos do mundo.
As ilhas de Cabo Verde são dez e são cheias de contrastes, onde é possível encontrar montanhas imponentes e onde o verde da vegetação se mistura com as cores de uma paisagem quase desértica.
Eu queria conhecer, para além das ilhas onde jà fui, a ilha do Maio com as suas imensas praias de areias dourada e vários tons de azul. Gostaria de visitá-la porque, apesar de ser um lugar  de imensa beleza, não é muito turístico e ainda se mantém intocado com praias desertas e quase nunca frequentadas.
Mais uma outra ilha que gostaria de visitar é o Fogo ou melhor conhecida como a ilha do vulcão, porque deve o seu nome ao imponente vulcão que, ainda hoje, está activo. Acho que escalá-lo seria uma experiência inesquecível. Queria mais uma vez deixar-me envolver pela sensualidade desta cultura, pelos sabores da gastronomia local e pela sua infinita natureza.




venerdì 7 novembre 2014

9 novembre: MAGUSTO all'IPSAR


Domenica 9 Novembre 2014, 

dopo la messa alle ore 17:00 
nella Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi, 
presieduta da Mons. Agostinho da Costa Borges, 

il tradizionale “Magusto”: caldo verde e castanhas assadas

Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma
Via dei Portoghesi, 2 - 00186 ROMA


MAGUSTO


O Magusto é uma festa popular, cujas formas de celebração divergem um pouco consoante as tradições regionais. Grupos de amigos e famílias juntam-se à volta de uma fogueira onde se assam castanhas ou bolotas para comer, bebe-se a jeropiga, água-pé ou vinho novo, fazem-se brincadeiras, as pessoas enfarruscam-se com as cinzas, cantam-se cantigas. O magusto realiza-se em datas festivas: no dia de São Simão, no dia de Todos-os-Santos ou no dia São Martinho. Inúmeras celebrações ocorrem não só por Portugal inteiro mas também na Galiza (onde se chama magosto, em galego) e nas Astúrias.

Leite de Vasconcelos considerava o magusto como o vestígio de um antigo sacrifício em honra dos mortos e refere que em Barqueiros era tradição preparar, à meia-noite, uma mesa com castanhas para os mortos da família irem comer; ninguém mais tocava nas castanhas porque se dizia que estavam “babadas dos defuntos”.

A celebração do magusto está associada a uma lenda, a qual dizia que um soldado romano de nome Martinho de Tours (mais tarde conhecido como São Martinho), ao passar a cavalo por um mendigo quase nu, como não tinha nada para lhe dar, cortou a sua capa ao meio com a sua espada; estava um dia chuvoso e diz-se que, neste preciso momento, parou de chover, derivando daí a expressão: "Verão de São Martinho".

La parola allo studente: Gianfranco Abenate - "O meu prato preferido"

Hoje foi a vez do Gianfranco Abenate (aluno de 1º nível) de partilhar connoscor uma composição sobre o seu prato preferido - e as boas recordações da cozinha da sua Mãe!
Obrigado, Gianfranco!



Eu sou de Nápoles. Esta é uma premissa importante antes de falar sobre a comida em Itália onde temos muitas diferenças culturais, dialetais e de comida entre as várias regiões. 

Eu por exemplo gosto de comer a "pizza", a massa com molho de azeite, alho e tomate ou com amêijoas, a "mozzarella" e as hortaliças que são típicos da minha terra. Os napolitanos da cidade tradicionalmente não tinhamos muita carne para comer, os outros italianos chamavam-nos “comedores de ervas”.

Uma lenda diz que a massa seca, chamada "pastasciutta" em Italiano, ou "e maccaroni" em dialeto, foi descoberta pelos navegadores amalfitanos no Extremo Oriente. Com certeza a história diz que as primeiras fábricas de massa seca estavam nos montes perto de Amalfi, uma cidade que fica na costa entre Nápoles e Salerno. O que é certo, a massa seca, assim como a pizza, é uma invenção da minha terra.

Contudo, agora eu queria falar de outra tradição alimentar da minha terra, que não é tanto conhecida dos estrangeiros e que é muito parecida a uma tradição portuguesa, aquela do bacalhau. 

Em Itália comemos o bacalhau em muitas cidades, em todas as cidades da costa, mas há algumas diferenças. Em Roma por exemplo come-se o bacalhau salgado, o que chamamos “baccalà”, que é o mesmo que em Portugal. Em Nápoles preferivelmente come-se o bacalhau seco ao ar, chamado em italiano “stoccafisso” ou “o stocco” no dialeto. O bacalhau salgado em Nápoles comemo-lo em geral só pelo Natal, aquele seco comemo-lo todo o ano. Em Roma é impossível comprar o bacalhau seco, não se vende.

De pequeno eu sempre comia “o stocco” às terças e às sextas. Era uma comida muito barata com muitas proteínas, sem gordura e saborosa. Agora é uma comida muito cara, mais cara que a carne de boi, uma comida para gourmet. Eu gosto muito do bacalhau seco e quando vou à minha cidade eu sempre o como. 

O produto é importado das Ilhas Lofoten, que ficam no Norte da Noruega, onde o ar é muito frio, ainda sem geada e com muito sol. As Ilhas Lofoten vivem muito bem da exportação de bacalhau seco a Itália e vendem especialmente em Venézia e em Nápoles o produto de qualidade superior e mais caro, os peixes maiores; em outras cidades (Ancona, Pisa, Genova) vendem o produto mais pequeno. No museo da pesca das Lofoten está escrito “Benditas sejam as donas de casa italianas”. Em Venezia e em Vicenza têm uma receita famosa, chamada “baccalà alla vicentina”. A despeito do nome, não se faz com bacalhau salgado, pelo contrário faz-se com bacalhau seco.

O problema com o bacalhau seco é aquele de o molhar, pois quando chega da Noruega é mais duro que a madeira. Esta é outra diferença entre as várias cidades, por exemplo entre Venézia e Nápoles, onde se molha de maneiras muito diversas.

Em Nápoles as receitas são simples. A mais simples é uma salada de bacalhau cozido em água e preparada com óleo, sal, pimenta e outras verduras em vinagre e azeitonas. Principalmente em inverno, cozinhamos o bacalhau com molho de azeite, alho e tomate, com um pouco de pimenta-do-reino e orégão. Os pedaços menos nobres geralmente cozinhamo-os com batatas. Nos retaurantes têm receitas mais requintadas. A minha mãe só conhecia estas três receitas que eu disse e que são uma lembrança da minha juventude.

Gianfranco Abenate

giovedì 6 novembre 2014

La parola allo studente: Francesca Della Mea , "A vida da minha casa"

Pedimos aos nossos alunos de 1º nível para escrever uma composição sobre a casa e a Francesca Della Mea escreveu esta maravilha que aqui publicamos!
Obrigado, Francesca!




A vida da minha casa

Os meus avoengos são de de origem duma aldeia de montanha perto da fronteira entre Itália, Áustria e Eslovénia. Lá habitavam numa casa de pedra de três andares, a jusante das outras casas. No fim do século dezanove, o meu trisavô com os seus irmãos decidiram mudar para planície e comprar uma grande casa, construída em 1640, e terrenos cultivados nas cercanias.

Um dos velhos da família uma vez disse que nesta casa, com o pátio dentro, se sentia protegido, à diferença da casa onde antes moravam, ao lado duma rua, perto da fronteira, exposta a invasões (até o exército do Napoleão passou aí).

A casa era um edifício com forma mais ou menos dum “U”. O  lado oeste era propriedade do meu trisavô, o lado norte dos seus irmãos, a leste havia os estábulos, a sul o muro circundante com duas portas de entrada para o pátio e um pequeno pomar protegido do vento por altos muros. No pátio havia um poço e algumas árvores ornamentais. A morada do trisavô tinha três andares:

·         No rés do chão havia caves e salas de trabalho;
·         No primeiro andar havia salas e quartos;
·         O segundo andar era um sótão.

No rés do chão, na primeira cave em frente da porta de entrada havia lenha para queimar (depois seria a garagem). Ao lado havia duas salas de trabalho com instrumentos agrícolas, atrás das salas havia uma garrafeira com vinho e azeite. Mais longe havia duas dispensas e uma outra cave dedicada a curar os queijos e os enchidos.

Em cima dos dois lanços de escada havia o primeiro andar. Em frente da entrada havia uma sala de jantar, à direita da sala de jantar havia a sala do “focolare” (uma lareia, como uma chaminé, mas em vez de ser perto da parede era no meio da sala). À esquerda havia uma sala de estar. Ao lado da sala de estar havia um corredor que levava até aos quartos de dormir e à casa de banho.

Quando éramos crianças, nós irmãos gostávamos de visitar os tios-avós que moravam aí. De manhã brincávamos perto da casa. Eu gostava de explorar o pomar, a minha irmã narrava contos sobre as vacas (a tia-avô dizia que o leite era o melhor!), o meu irmão era demasiado pequeno, só olhava a paisagem.

Ao meio-dia, da sala da lareira difundia-se o cheiro da comida que chamava todos a almoçar na mesa, em cima das cadeiras de madeira. À tarde, todos a fazer uma soneca! Em cima dos sofás ou das camas, altas quanto as janelas, que se podia olhar fora os campos de milho. Para ir à casa de banho, era preciso percorrer todo o corredor que estalava a cada passo. Que medo à noite!

Havia divisões interditas a nós crianças: a cozinha (não te aproximes do frigorífico, do fogão, dos pratos no lava-loiça...!), o escritório do tio-avô no sótão (cuidado com os livros na estante e em cima da secretária!)  e sobretudo as caves (nunca vás às caves sem adultos! Os queijos são uma tentação).

Em 1976 houve um grande terremoto que causou 989 mortos e 100.000 desalojados. O epicentro não era longe da casa. A casa foi danificada e, alguns meses mais tarde, demolida.

A família que morava aí, incluindo os parentes distantes, começou a desunir-se. Agora há quem more na Nova Zelândia, Panamá, Inglaterra - como se a casa fosse um elemento importante que ligava a família.

Francesca Della Mea 

Sophia - 95 anni




Deito-me tarde
Espero por uma espécie de silêncio
que nunca chega cedo
Espero a atenção a concentração da hora tardia
ardente e nua
É então que os espelhos acendem o seu segundo brilho
É então que se vê o desenho do vazio
É então que se vê subitamente
A nossa própria mão poisada sobre a mesa

É então que se vê passar o silêncio

Navegação antiquíssima e solene




"Espera" in Geografia, Lisboa, Ática, 1967.


http://it.wikipedia.org/wiki/Sophia_de_Mello_Breyner

mercoledì 5 novembre 2014

Galleria IPSAR: "Between China and Europe: Art in the Life"

Between China and Europe: Art in the Life
A cura di Ma Lin & Andrea Romoli Barberini

Opere di:
Angelo Aligia,  Tommaso Cascella, Ettore Consolazione, He Diqiu,
Song Gang , Yang Kai, Wang Nanming, Wu Song, Li Xiuqin

Istituto Portoghese di Sant’Antonio a Roma (IPSAR)
Via dei Portoghesi 2 – 00186 ROMA

Mercoledì 12 novembre (fino al 21 dicembre 2014) dalle ore 15.30




Mercoledì 12 novembre (fino al 21 dicembre 2014) i suggestivi spazi dell’Istituto Portoghese di Sant’Antonio a Roma (IPSAR) ospitano la mostra Between China and Europe: Art in the Life.
Curata da Ma Lin (Università di Shanghai) e da Andrea Romoli Barberini (Accademia di Belle Arti di Catanzaro), l’esposizione presenta circa 30 opere di diverse tecniche e formati rappresentative delle recenti ricerche di Angelo Aligia, Tommaso Cascella, Ettore Consolazione, He Diqiu, Song Gang, Yang Kai, Wang Nanming, Wu Song, Li Xiuqin.
L’inaugurazione della mostra sarà preceduta, a partire dalle 15.30, da un Forum Accademico di presentazione con interventi di S. E. l’Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, Dott. António de Almeida Ribeiro, del Rettore dell’IPSAR, Mons. Agostinho Da Costa Borges, del Direttore del Baoshan Folk Art Museum di Shanghai, Zhao Jianjin, del Soprintendente ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria, Fabio De Chirico, e dei curatori.  
Al termine del Forum, a partire dalle 17.30, si terrà un concerto con le esibizioni della cantante lirica Bai Yun e della giovane pianista Wang Ruoyng.    

Il progetto è nato dalla collaborazione tra l’Istituto Portoghese di Sant’Antonio a Roma (IPSAR) e il Baoshan Folk Art Museum di Shanghai ed è patrocinato dal Ministero per gli Affari Esteri, dall’Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma (I Municipio).

La mostra presenta una sezione speciale dedicata alla Bao Shan Folk Art ed è supportata da un catalogo con testi di S.E. l’Ambasciatore del Portogallo presso La Santa Sede, António de Almeida Ribeiro; del Rettore dell’IPSAR, Agostinho Da Costa Borges; del Direttore del Museo Baoshan di Shanghai, Zhao Jianjin; del Soprintendente ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria, Fabio De Chirico; di Ma Lin (Università di Shanghai) e di Andrea Romoli Barberini (Accademia di Belle Arti di Catanzaro).
 
Ingresso Libero
Orario: dal mercoledì alla domenica; dalle 16.30 alle 19.30
Info e uff stampa: IPSAR, Via dei Portoghesi n. 2 - 00186 ROMA, tel 06.68.80.24.96; fax 06.68.65.234