lunedì 16 novembre 2015

Volti del Portogallo in Italia: Monsignor Agostinho Borges

Sul sito dell'Ambasciata del Portogallo presso lo Stato italiano:
https://www.roma.embaixadaportugal.mne.pt/it/noticias/751-volti-del-portogallo-in-italia-monsignor-agostinho-borges


Intervista de Marta Romão a Monsignor Agostinho da Costa Borges, Rettore dell'IPSAR

1. L’IPSAR (Istituto Portoghese di Sant’Antonio a Roma) ha avuto nel corso degli anni una missione spirituale, sociale e culturale per la comunità italiana e portoghese a Roma. Dal suo punto di vista, il lavoro svolto dall’IPSAR si rivolge ad entrambi nello stesso modo? Qual è l’importanza verso ciascuno di questi destinatari?
- Come ha appena affermato l’Istituto ha svolto una missione nei confronti di vari destinatari. La sua genesi, offrire accoglienza ai pellegrini portoghesi, ha richiamato l’attenzione dei suoi fondatori e la generosità di molti benefattori nel corso della storia. Conservando, in armonia con la funzione originaria, l’ospitalità offerta ai pellegrini. Alcuni arrivano organizzati in gruppo, altri per proprio conto. Una speciale attenzione è stata dedicata a ricercatori e artisti, e agli studenti Erasmus.
La Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi è aperta tutti i giorni ed accoglie tutte le persone che desiderano raccogliersi, pregare, o apprezzarne l’arte. La Messa domenicale è celebrata in lingua portoghese , ed è seguita da turisti e persone che rimangono per ascoltare il concerto.
Nel corso dell’anno sono celebrati diversi battesimi e matrimoni nelle varie lingue., indipendentemente  dalla provenienza, e ricorrono anche alcuni momenti di festa e convivio dopo la Messa solenne: la Celebrazione dei Re, durante al quale si condivide il bolo rei, (il dolce portoghese delle feste natalizie); l’incontro delle Cooperatrici della Famiglia, nel mese di Marzo, seguito da un’occasione conviviale; la festa del Santo Patrono (S. Antonio di Lisbona), il 13 giugno che viene celebrato la domenica più vicina per consentire un’ampia partecipazione; il magusto (festa portoghese autunnale, riconducibile alla “castagnata”, accompagnata dal caldo verde, gustosa zuppa portoghese, e da un buon bicchiere di Porto) nel mese di novembre, e la grande celebrazione dell’Immacolata Concezione, Patrona del Portogallo. Tutte queste situazioni sono sempre accompagnate da un momento conviviale. Altri momenti speciali, com’è successo il mese scorso nell’occasione della visita “ad limina” dei Vescovi portoghesi, costituiscono un’importante occasione festiva e di riunione.

2. Ci racconti la storia della Chiesa di Sant’Antonio, a Via dei Portoghesi.
La Chiesa e la rispettiva casa di accoglienza (ospedale) per i pellegrini deve la sua fondazione a D. António Martins de Chaves, Vescovo di Porto (1424). Nel 1440 acquista un terreno in zona Campo Marzio, vicino al Tevere e al porto di Ripetta, confinante con il Convento degli Agostiniani, decise di erigervi una cappella.
Fece poi testamento a favore della costruzione in questo terreno di un ospedale e di una Chiesa, già in fase di costruzione all’epoca della Bolla Superne Dispositionis, (1467), testamento di ratifica da parte Paolo II.
Nel 1624 la comunità portoghese di Roma decide di avviare i lavori per la costruzione della nuova chiesa e affida il progetto all'architetto Martino Longhi il Giovane. I lavori saranno portati avanti da altri architetti e la Chiesa sarà impreziosita nel corso della storia.
Negli ultimi anni abbiamo intrapreso un accurato restauro della Chiesa, che ci permette di ammirare la sua bellezza.
             
3. Dal 1995, anno della sua nomina a Rettore dell'Istituto Portoghese di Sant’ Antonio, ha puntato su importanti reinvestimenti del  sul patrimonio dell'Istituto, raggiungendo grandissimi risultati. L'apertura della galleria nel 2002, ne è la prova. In che modo questa inaugurazione ha contribuito a rinforzare il legame tra l’IPSAR e il pubblico?
- Non solo la Galleria ma anche la Salone Nobile, gli spazi destinati all’accoglienza dei ricercatori, e, recentemente, il nuovo spazio della Biblioteca e dell'Archivio Storico. Nella Biblioteca abbiamo già catalogato e aperto al pubblico il fondo Luciana Stegagno Picchio, legato all’IPSAR.
La Galleria è un progetto che ho sostenuto fin dal mio arrivo a Roma: avere una vetrina sulla Via dei Portoghesi dove si potessero invitare i romani. Abbiamo realizzato importanti iniziative con artisti portoghesi, italiani e di altre nazionalità. Sabato scorso (7 novembre 2015) è stata inaugurata una nuova mostra, e la Galleria ha potuto contare con circa un migliaio di persone. È motivo di grande gioia e la conferma del fatto che siamo entrati nel circuito della vita artistica della città.

4. A Parigi che ha avuto inizio il suo percorso di assistenza alla comunità portoghese all'estero. Potrebbe condividere con noi un caso particolarmente gratificante in termini di sostegno sociale o di orientamento personale?
- Di Parigi, al tempo dei miei studi, condivisi con la comunità portoghese, potrei raccontare molte belle storie. Ricordo che un giorno a Barcellona, ​​alla fine di un matrimonio tra un figlio della diaspora portoghese a Parigi e una ragazza spagnola, un altro giovane mi abbracciò commosso per questa unione. Infatti questa emozione era comprensibile, e voleva condividerla con i suoi amici. Vorrei sottolineare che il merito non era solo il mio. Abbiamo instaurato una rete di contatti che funzionava  perfettamente  e che ha illustrato la grande generosità della comunità portoghese. In primo luogo la Associação Portuguesa de Entre-Ajuda e Cultura che ha offerto il suo supporto a molti giovani e divulgato la nostra cultura. La comunità cattolica era sempre attenta alle persone che arrivavano, a chi aveva bisogno di aiuto nei primi tempi. Ha fatto parte anche di un’associazione della quale eravamo tra i fondatori, volta ad aiutare gli immigrati, indipendentemente dalla loro provenienza, a trovare un alloggio che è stato chiamato "Associazione Solidarité-Logement".

5. Ora, a Roma, il suo lavoro è concentrato soprattutto nel settore culturale. L'organo della Chiesa di S. Antonio, inaugurato nel 2008, è stato considerato unico a Roma e garantisce ogni domenica un pieno successo di pubblico. Ha affermato, in precedenti interviste, che si trattava di uno sforzo notevole ma gratificante. Può raccontarci questa esperienza e la decisione realizzare questo investimento culturale?
Quando sono arrivato a Roma ho deciso che dovevo rinvigorire la nostra Chiesa. Ero abituato a Parigi, dove potevo contare su una grande comunità che era sempre assidua e presente in tutte le iniziative. Qui, con una piccola comunità di portoghesi, ho dovuto trovare un'alternativa, senza prescindere dai portoghesi. Così ho pensato ad un altro modo per far conoscere la Chiesa e l'Istituto, trovando qualcosa di unico in questa città. E immediatamente ho cominciato a sognare l'organo sinfonico.
Naturalmente tutto questo ha richiesto tempo. C'è stata una sorta di preistoria, con grandissimi concerti, varie conferenze, mostre, contatti con le Università, etc.
Una volta presa la decisione di realizzare l'organo sinfonico, mi sono messo all’opera. Ci sono stati momenti difficili, che ho condiviso con Sant’Antonio che sempre mi ha aiutato suscitando la generosità di molte persone. Se quindi oggi esiste l’organo in Chiesa si deve quindi anche a molti benefattori.
Fin dall'inizio ho potuto contare sulla consulenza e la collaborazione dell’attuale organista titolare e Direttore Artistico, il Prof. Maestro Giampaolo Di Rosa.
La programmazione concertistica è, a livello europeo, tra le più complete e l’organo di Sant'Antonio dei Portoghesi è considerato unico a livello mondiale. Per la qualità e per l'acustica offerta dalla Chiesa.
Invito dunque a venire per ascoltare. Ogni Domenica, dopo la Santa Messa, offriamo un concerto alle 18.30.
Consiglio di arrivare presto per trovare posto a sedere.

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