giovedì 10 marzo 2016

Gianni Pompeo: “La storiella di Chicco”. Tradução portuguesa de Luciana Brito



Em março do ano passado, o nosso aluno de 1º nível GIANNI POMPEO escreveu esta história que intitulou “A historinha de Chicco - La storiella di Chicco”.
Aquilo que era um exercício de estilo tornou-se depois num exercício de amizade, porque na tradução para o português, o Gianni contou com a ajuda de LUCIANA BRITO, da cidade do Porto.

As palavras de amizade que Gianni lhe dedica merecem ser citadas em parte:
«(Luciana) da me conosciuta alle Açores ad ottobre passato, dove lavorava come guida-biologa su di una barca per avvistamento balene,  ha cortesemente offerto la sua collaborazione per la traduzione. (…) Ci tengo in particolar modo che sia citata Luciana come traduttrice. (…) Quello che più mi  ha emozionato è stato il fatto di essere stato invitato dalla sua famiglia a cena a casa loro  a Porto e di avermi fatto sentire come uno di loro, della lunga chiacchierata con la mamma e la simpatia delle sorelle.»

Depois desta introdução, os textos:



La storiella di Chicco
(The journey of grain)

un ringraziamento particolare ad … “A” … musa ispiratrice


Pedro era inquieto, la notte appena passata lo aveva visto insonne, tormentato  dai pensieri.
La sera prima la sua terza moglie Soledad, gli aveva annunciato sorridendo, ma senza troppa enfasi, di essere embarazada (incinta); sarebbe il quarto con lei, a cui si aggiungono gli altri tre avuti con le due precedenti mogli.
Una bocca in più da sfamare aveva sentenziato nei suoi pensieri notturni, concludendo che dove ce ne è per cinque ne scappa anche per sei. Certo, se mesi prima fosse andato al Centro de la Familia quando distribuivano gratis i profilattici, la cosa si sarebbe potuta evitare, ma quel giorno iniziava la raccolta, proprio non fu possibile.
Il richiamo forte e minaccioso del Capataz, piccolo capetto del campo, lo distolse definitivamente dai suoi pensieri; era ora di iniziare. Certo che lui, Pedro, discendente del glorioso popolo dei Yanomani, più e più volte aveva maledetto il giorno che abbandonò la sua tribù per avvicinarsi alla civiltà, mai e poi mai ne avrebbe fatto ritorno. Troppo orgoglioso, troppo cocente la sconfitta.
Il campo era situato nella fazenda Los Cochinos, di proprietà di una famiglia di origini portoghesi, la paga era buona, 35 real al giorno, buona in confronto a quanto davano gli altri fazenderos della zona.
Il metodo di raccolta praticato era quello del Picking, si raccolgono a mano solo le bacche mature; un sistema certamente esoso, ma che garantisce una qualità più pregiata.
La Coffea Arabica qui coltivata costituisce i tre quarti della produzione mondiale, ed è insieme alla Coffea Robusta una delle miscele più apprezzate. Certo, non come il famoso indonesiano Kopi Luwak considerato il migliore, frutto della digestione dello Zibello delle palme, fatto questo, che a molti lascia un pò perplessi
Chicco aveva passato una notte tranquilla, con il suo gemello si parlava del più e del meno,  dell'umidità che era in aumento, dei cugini, e anche della leggenda che girava sui confratelli che all'improvviso sparivano senza dare più notizie di alcun genere. Chi diceva che erano emigrati, chi che li avevano rapiti e altre storie che si tramandavano da fioriture in fioriture. Certo è che nessuno ha fatto ritorno.
Con i suoi circa otto mesi di vita Chicco si sentiva pronto ad affrontare il futuro; inconsapevole di quale fosse, si apprestava a trascorrere la giornata con animo sereno.
Tutto accadde repentinamente,  un misto di violenza, delicatezza, rapidità. Chicco abbandonò per sempre mamma Coffea Arabica; insieme al suo gemello e altri confratelli si ritrovò nelle esperte mani di Pedro, che li ripose nella sacca stretta al suo fianco destro.
Non si sarebbero più rivisti.
Imprigionato, Chicco viene proiettato in una miriade di eventi sconvolgenti, a Lui incomprensibili, non ne era preparato. Disteso al sole insieme a milioni di confratelli, decortificato; e si che questa fu un'esperienza traumatica, si separò dal gemello, insaccato in un sacco di juta da 60 kg, immagazzinato, imbarcato in un immenso cargo, solcato l'oceano atlantico, sbarcato a Trieste, immagazzinato nuovamente, infine trasportato nella città eterna, Roma. Qui di nuovo in un magazzino, che esperienze, nessuno mai gliene aveva parlato, neanche un accenno. Le sorprese non finiscono, era ancora di un bel colore verde, ma un accadimento traumatico lo trasformerà irrimediabilmente; liberato dal sacco di juta, dopo un momento di timida euforia si ritrova  in compagnia di lontani cugini a lui ignoti, chi Africano, chi Asiatico, una miscela di razze, tutti insieme in un grande marchingegno. La temperatura sale a circa 200 gradi e il tutto dura una quindicina di minuti. Una super sauna.
Chicco ne esce traumatizzato e trasformato, la sua livrea è cambiata, marrone scuro, una camaleontica metamorfosi.
Su di un rullo trasportato, impacchettato e di nuovo in magazzino, trasportato; nuovamente approda in un ambiente apparentemente più tranquillo, piano terra, palazzo a uso uffici, zona piazza Vittorio.
La giornata era iniziata serena, meteorologicamente uggiosa, squilla il telefono, non può essere; dall'altro capo dell'etere una voce femminile scandisce con tono ironico e deciso: "ma allora questo caffè" lasciando l'interlocutore per una impercettibile frazione di secondo senza fiato, anche  se in effetti la sera precedente c'era stato una sorta di preavviso, ma la sorpresa, l'emozione per quell'invito  furono evidenti. Rapidamente ripresosi dall'evento concordò il da farsi; al piano terra di un palazzo uso uffici si convenne di incontrarsi.
Tu che prendi, tu che prendi e l'ordinazione partì. Una mano femminile prese un pacchetto da un kg,,  lo recise al bordo e ne versò distrattamente il contenuto in un recipiente meccanico.
Finalmente, di nuovo libero esclamò Chicco, ma un forte rumore gli spaccò i timpani, lamelle taglienti lo frantumarono riducendole in polvere, e insieme a un centinaio di confratelli per un magro peso di circa 14 grammi finisce nel portafiltro e pressato, incastrato nella bocca di una grande macchina e, quando la solita manina aziona un pulsante, una doccia di acqua calda pressata lo fa precipitare trasformandolo allo stato liquido, deliziando il palato dei due convenuti. Buono però esclamò lei, ottimo concordò lui.
Chicco non c'è  più.

GIANNI POMPEO



A historinha de Chicco
(a viagem dos grãos)

Pedro estava inquieto; a noite passada tinha-o visto sem sono, perturbado por certos pensamentos.
Na noite anterior, a sua terceira mulher, Soledad, tinha-lhe anunciado sorrindo, mas sem demasiada circunstância, de estar ‘embarazada’ (grávida); seria o quarto com ela, a que se juntavam os outros três tidos com as duas esposas precedentes.
Mais uma boca para tirar a fome…tinham sentenciado os seus pensamentos nocturnos, mas acabou por concluir que, onde há para cinco, há também para seis. Claro que, se meses antes tivesse ido ao Centro de Família quando distribuíam os anticoncepcionais, a coisa poder-se-ia ter evitado, mas naquele dia se iniciava a recolha,por isso não foi possível.
A recordação forte e ameaçadora do Capataz, pequeno cabecilha do campo, desviou-o completamente dos seus pensamentos; era hora de começar. Claro que ele, Pedro, descendente do glorioso povo dos Yanomani, muitas e muitas vezes tinha amaldiçoado o dia em que abandonou a sua tribo para aproximar-se da civilização, onde nunca e depois nunca mais voltaria. Demasiado orgulhoso; demasiada intensa a derrota.
O campo situava-se na fazenda ‘Los Cochinos’, propriedade de uma família de origem portuguesa, com um bom salário, de 35 reais por dia; bom, comparativamente a quanto pagavam os outros fazendeiros da zona.
O método de recolha praticado era aquele do ‘Picking’, recolhendo-se à mão só as bagas maduras; um sistema certamente muito caro, mas que garantia uma melhor qualidade.
A Coffea Arabica aqui cultivada constitui os três quartos da produção mundial e é, juntamente com a Coffea Robusta uma das misturas mais apreciadas. Claro, não como o famoso Kopi Luwak indonesiano, considerado o melhor, fruto da digestão do (Zibello delle palme - mamífero carnívero das palmeiras?), fato este, que suscita alguma incerteza.
Chicco tinha passado uma noite tranquila; com o seu irmão gémeo falava um pouco de tudo; da humidade que aumentava, dos primos, e até da lenda que rondava sobre os camaradas que improvisamente desapareciam sem dar mais notícias de algum género. Alguns diziam que tinham emigrado, outros que os tinham raptado e outras histórias em que se transferiam de floração em floração. O que é certo é que nunca mais ninguém voltou.
Com os seus aproximadamente 8 meses de vida, Chicco sentia-se pronto a enfrentar o futuro; no entanto sem saber qual fosse, preparava-se para passar o dia com ânimo sereno.
Tudo acontece repentinamente, num misto de violência, delicadeza, rapidez. Chicco abandonou para sempre a mãe Coffea Arabica; juntamente com o seu irmão gémeo e outros companheiros encontrou-se nas experientes mãos de Pedro, que os colocou na saca estreita ao seu lado direito.
Não se voltariam a ver.
Encarcerado, Chicco é projectado numa miríade de eventos desconcertantes, para ele incompreensíveis, pois não estava preparado. Estendido ao sol juntamente com milhões de companheiros, descascado; e sim esta foi uma experiência traumática; separou-se do seu gémeo; ensacado num saco de serapilheira de 60 kg, armazenado, embarcado num imenso cargo, atravessado o Oceano Atlântico, desembarcado a Trieste, armazenado novamente, e enfim transportado até à cidade eterna, Roma. Aqui novamente num armazém, onde experiências, nunca ninguém lhe havia falado, ou deixado um indício. As surpresas não acabam; era ainda de uma bonita cor verde, mas um acontecimento traumático o transformará irremediavelmente; livre do saco de serapilheira, depois de um momento de tímida euforia reencontra-se na companhia de primos distantes a ele desconhecidos; alguns africanos, alguns asiáticos, uma mistura de raças, todos juntos numa grande engenhoca. A temperatura sobe a aproximadamente cerca de ¬¬200 oC e tudo dura cerca de quinze minutos. Uma super sauna.
Chicco sai traumatizado e transformado; o seu aspecto não é mais o mesmo; castanho-escuro, uma metamorfose camaleónica.
Sobre um rolo transportado, empacotado e de novo num armazém, transportado; novamente chega a um ambiente aparentemente mais tranquilo, num andar térreo de um prédio para escritórios, na zona da piazza Vittorio.
O dia tinha começado sereno, meteorologicamente aborrecido; toca o telefone; não pode ser; da outra extremidade do éter (etere?), uma voz feminina pronuncia com tom irónico e decidido: “mas e então esse café” deixando o interlocutor durante uma imperceptível fracção de segundo sem fôlego, ainda que de facto a noite precedente tivesse existido uma espécie de pré-aviso, mas a surpresa, a emoção para aquele convite foram evidentes. Rapidamente recomposto do sucedido concordou sobre o que fazer; no andar térreo de um prédio para escritórios combinaram encontrar-se.
O que tomas, o que tomas e o pediu saiu. Uma mão feminina pegou num pacote de um quilo, cortou-lhe a borda e despejou distraidamente o conteúdo num recipiente mecânico.
Finalmente, novamente livre exclamou Chicco, mas um forte barulho rebentou-lhe os tímpanos, lâminas afinadas reduziram-no a pó, e junto a uma centena de companheiros por um peso magro de aproximadamente catorze gramas acaba no suporte de um filtro e prensado, entalado na entrada de uma grande máquina e, quando a mãozinha do costume acciona um botão, um duche de água quente sob pressão fá-lo precipitar transformando-o sob o estado líquido, deliciando o paladar dos dois amigos.
Bom, disse ela; Óptimo, concordou ele.
Chicco não existe mais.  

GIANNI POMPEO , tradução LUCIANA BRITO

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