mercoledì 10 agosto 2016

«Un conto è creare una economia di rapina, un altro è viaggiare in una città civile come Lisbona» - Maria Laura Rodotà

Trascriviamo qui il testo di Maria Laura Rodotà, pubblicato ieri, 9 agosto  2016 sul Corriere della Sera, con il titolo:

Il racket di bancarelle e centurioni che fa male al nostro turismo

Una visione molto poco bella, e purtroppo giustissima, del turismo a Roma - ma molto lusinghiera con il Portogallo.

 

In quanto sellerona (in romano, donna troppo alta) pure metallizzata (non più tinta, refrattaria al biondo Roma Nord che i parrucchieri cercano di importi quando invecchi), ho un posto in prima fila allo spettacolo d’arte varia che è il trattamento dei turisti nella capitale. 

Mi capita di arrivare con gli acquisti alla cassa di un bar, e sentirmi sparare il doppio del prezzo in inglese. Se indugio per goffaggine, sento commentare «quanto so’ sceme ‘ste americane». Se cammino per una via del centro, mi tampina ogni cameriere di ristorante di cibo precotto. Salendo su un taxi, ostento il mio migliore accento da banda della Magliana per mettere in chiaro che lotterò per essere fregata. 

Questo per dire che, se scopriamo come in Italia, negli ultimi dieci anni, il turismo è aumentato del 9,3%, che sembra tanto ma è metà della Spagna, un terzo del Portogallo, un ottavo della Grecia, qualche motivo ci sarà. Un conto è essere simpatiche canaglie («lovable rogues», se volete proporvi ai visitatori). Un conto è creare un’economia di rapina, contare sulle rendite di posizione e di rado sulla qualità, accettare racket di bancarelle abusive che impallano gli edifici e le piazze più belle, e consentire altri racket. 

Perché sono racket quelli dei centurioni come quelli dei presunti musicisti di strada che girano con amplificatori da stadio (provate ad ammirare i Fori; vi serviranno i tappi, a meno che non siate un po’ sordi e molto appassionati di Besame Mucho suonato male). Un altro conto, ahimé, è fare i turisti in una città meno ricca delle nostre come Lisbona, civile, gentile, senza parcheggi selvaggi e insegne orrende. Dove i locali truffaldini bisogna cercarli, e figuranti molesti non ne trovi (e la marijuana è legale da anni, ma ne gira meno che a Trastevere, ad annusare).


Maria Laura Rodotà

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