mercoledì 26 ottobre 2016

Edizioni dell’Urogallo un viaggio per il mondo di lingua portoghese

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Abbiamo davanti un’intera letteratura. Anzi, molto di più: ci troviamo
davanti a un’intera costellazione di letterature, a un universo ancora, in
gran parte, da esplorare. C’è il Portogallo, un paese europeo e latino con
una gloriosa e lunga tradizione letteraria, della quale ancora molto è da tradurre.
Intorno a Pessoa, dietro Saramago, oltre i pochi classici contemporanei già dati
a conoscere al pubblico italiano, c’è una schiera di autori sconosciuti, ci sono
correnti letterarie ancora non frequentate. E poi c’è, ovviamente, il Brasile, con le
sue sterminate distese territoriali e letterarie. Soltanto il contemporaneo portoghese
e brasiliano potrebbe riempire il catalogo di una casa editrice per vent’anni
occupandosi degli autori più importanti. E poi c’è l’Africa, nuova frontiera della
lingua e della cultura in portoghese, la tradizione ormai quasi secolare della
scrittura letteraria a Capo Verde, la potentissima ondata di autori angolani, che
dagli anni Sessanta del Novecento non fanno che sorprendere e innovare, i nuovi
mozambicani, da Craveirinha a Mia Couto, che cercano di mappare le nuove
geografie culturali e letterarie.
Abbiamo davanti tutto questo: una lingua parlata da oltre duecento milioni
di persone in quattro continenti, una tradizione letteraria che è letteralmente
esplosa a partire dal xx secolo, un lavoro interminabile di traduzione e adattamento
culturale.
Nelle pagine di questo catalogo, nelle pagine dei nostri libri potrete trovare
gli echi di questo mondo ancora troppo esotico: Lisbona adagiata sull’acqua,
nelle pagine de La città di Ulisse di Teolinda Gersão; ritrovata e allo stesso tempo
perduta nella poesia di Álvaro de Campos; una Lisbona degli anni Cinquanta,
rievocata nella scrittura di Mário Zambujal. Poi c’è Rio, la Rio urbana e cattiva,
quella delle favelas e dei distretti di polizia, cinica e maledetta, infinite volte rifratta
nelle pagine di Rubem Fonseca; e poi un Brasile di provincia, perduto per
sempre nel tempo nella rievocazione del Piauí di José Castello. C’è tanta Africa,
dal Mozambico della caduta del regime coloniale di Mia Couto in Ventizinco a
quello che cerca di ricostruirsi, tra storture ideologiche e drammi sociali, in João
Paulo Borges Coelho. E ancora, l’Angola contemporaneissima e post-moderna,
suburbana Luanda in João Melo. Ma c’è anche Timor Est, nelle pagine indimen-
ticabili di Luís Cardoso, una Timor perduta nei decenni della Guerra Mondiale,
ai margini ultimi di un improbabile impero in disfacimento. E poi, nelle pagine
di Agualusa, c’è tutto questo insieme: l’Angola della guerra civile, quella della
ricostruzione e della corruzione della classe dirigente, ma anche il mondo di lingua
portoghese visto come un mosaico di esperienze, da Goa in India al Pantanal
brasiliano; da Malacca all’Europa.
E poi ci sono i continenti letterari, quelli che non trovate nell’atlante. C’è
Agualusa che rimanda a Nabokov, a Borges o a García Márquez; Castello che tira
in ballo Kafka in modo esplicito; la Gersão che lo evoca molto più sottilmente;
Ferreira Gullar che fa eco a Borges e a Swift, in un crocevia letterario che è molto
di più che una serie di letterature marginali, ma dialoga costantemente con il
centro del canone europeo.
Questo trovate nelle pubblicazioni dell’Urogallo, un’enorme fetta di mondo
che canta, scrive, ci parla, molto più da vicino di quanto non si creda.
Buon viaggio!

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